Sotto un’apparenza disimpegnata e faceta, la terza novella del Novellino di Masuccio Salernitano – quella celebre delle brache di san Griffone – presenta le tracce dello scontro tra concezione scolastica e concezione umanistica della medicina. Nel racconto il tradizionale connubio di linguaggio lirico e sapere medico-scientifico è oggetto di una parodia sferzante, intesa a replicare alla polemica contro i medici insita nell’elegia nona degli Amores di Pontano, il poeta umanista dedicatario della novella. L’intervento si propone di formulare una diagnosi della malattia che affligge la protagonista Agata. I sintomi sono quelli del cosiddetto soffocamento uterino descritto nel Liber de sinthomatibus mulierum di Trota, guaritrice semi-leggendaria della scuola medica salernitana. Nella novella di Masuccio le dottrine ginecologiche della Trotula sono caratterizzate come pratiche pseudo-scientifiche moralmente sospette, che oltre a confermare la concezione umanistica della medicina come sapere puramente meccanico, rischiano addirittura – agli occhi del misogino autore del Novellino – di sovvertire l’ordine sociale, istigando le donne sessualmente inappagate all’adulterio.